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Esami di sostenibilità: il Piano di Azione Nazionale prodotti fitosanitari versus VIVA

Pubblicata da Opera il 25/05/2021

Una delle principali sfide future dell’agricoltura è quella di riuscire a fronteggiare il cambiamento climatico garantendo la costanza e la qualità delle produzioni e migliorandone la sostenibilità. Il Piano d’Azione Nazionale per l’Uso Sostenibile dei Fitofarmaci (PAN) ha come fine ultimo di aumentare la sostenibilità delle produzioni agricole regolamentandone diversi aspetti.

L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e l’Osservatorio europeo per l’agricoltura sostenibile (OPERA) hanno avviato un progetto interdisciplinare, che mette insieme le prospettive agronomica, economica e giuridica, per identificare i punti di forza e le criticità del regolamento in vista dell’elaborazione del Nuovo PAN. Per fare questo è stata attuata un’analisi qualitativa basata sulle esperienze di quattro aziende che aderiscono alla certificazione VIVA. Tre aziende sono a conduzione familiare e ricoprono rispettivamente una superficie totale coltivabile di circa 70, 250 e 600 ettari, mentre la quarta è una cooperativa con più di 300 soci. Le regioni di appartenenza sono l’Emilia-Romagna, l’Umbria e la Sicilia. Le aziende sono state sottoposte ad un’intervista la cui struttura ha ripercorso i macro-argomenti trattati dal PAN, per un totale di dieci domande aperte da cui si è poi sviluppato un dialogo tra intervistati ed intervistatori. L’analisi ha poi portato alla redazione di un report di carattere riflessivo che vuole dare spunti per un confronto tra coloro che sono coinvolti dall’implementazione del PAN, nell’ottica di un reciproco arricchimento.

La ridotta numerosità del campione non ha impedito di identificare diverse tematiche ricorrenti. Dall’analisi è emerso che la gestione del PAN in azienda è strettamente dipendente dalle caratteristiche della stessa. In particolare, aziende di dimensioni minori possono incorrere in maggiori difficoltà logistiche ed economiche, che in alcuni casi sono sufficienti perché l’agricoltore fatichi ad adeguarsi in toto al regolamento. La ridotta applicabilità del PAN in tali contesti deve essere tenuta in considerazione, essendo il panorama agricolo italiano caratterizzato da un’elevata frammentazione aziendale. La spesa relativa agli investimenti che sarebbero necessari non è sempre compensata dai ritorni economici, o diventa economicamente insostenibile quando inserita nel complesso di azioni da intraprendere per rispettare i diversi regolamenti in atto, mettendo a rischio la stabilità dell’azienda. In questo senso, il passaggio da un approccio che tutela la sostenibilità ad uno che mira ad incentivarla potrebbe ottenere più consensi e avere maggiori risvolti positivi. Infatti, dalle interviste è emerso che gli agricoltori condividono i principi su cui si basa il PAN e avrebbero interesse ad attuare pratiche più sostenibili. Per cui, una sensibilizzazione ed un’informazione adeguata sul tema della sostenibilità, insieme ad una maggiore libertà decisionale ed un alleggerimento burocratico, possono risultare in una maggiore efficacia rispetto ad un’eccessiva regolamentazione. In generale, il PAN risulta essere positivamente accolto dalle aziende agricole, e le relativamente poche criticità emerse possono essere affrontate e migliorate tramite un livello più profondo di dialogo tra legislatore e aziende agricole.

 

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